Capodanno a Dublino: 4 giorni tra pub, birra e sorprese irlandesi

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Il mio viaggio in Irlanda in inverno è stato diverso da quello che immaginavo. Non è stato solo birra e pub (anche se quelli hanno avuto un ruolo da protagonista importante), ma un mix di cultura, tradizioni, natura e piccole sorprese che ti fanno apprezzare ancora di più un popolo accogliente e simpatico.

Se stai pensando a cosa fare a capodanno a Dublino, sappi che non troverai il caos delle notti italiane, ma una festa breve e intensa, dove l’energia si concentra in poche ore. È un modo diverso di vivere il Capodanno, e proprio per questo, indimenticabile. Soprattutto se, come ho fatto io, trovi il modo di sfruttare al massimo i giorni di ferie di inizio anno per visitare la meravigliosa Danimarca in 3 giorni subito dopo.

DISCLAIMER:

In questo articolo parlerò della mia esperienza personale, per cui potenzialmente non condivisibile da tutti. Il mio scopo non è quello di criticare altri. Ritengo però che leggere un articolo così, prima di partire, mi sarebbe stato molto d’aiuto, per questo ho deciso di parlarne.

Giorno 1: l’arrivo e il primo incontro con Dublino

Arrivare a Dublino a fine dicembre è un’esperienza che ti mette subito davanti al lato più autentico dell’Irlanda: pioggia fine che non dà fastidio, vento che ti accoglie deciso e quell’atmosfera un po’ grigia ma viva che solo una capitale del nord Europa può regalarti. Abituato agli inverni umidi della pianura padana con quel freddo che ti penetra dentro pensai: “fa caldo qua in confronto!”.

Io sono atterrato la mattina del 29 dicembre, con il tipico entusiasmo di chi sa che sta per vivere il Capodanno a Dublino. Mentre un caro amico che vive a Cork mi aspettava al gate. Prima tappa: lasciare le valigie e immergerci subito nel cuore della città.

capodanno a dublino

Abbiamo cominciato dal Trinity College, la storica università che custodisce il famosissimo Book of Kells. Camminare tra le sue biblioteche di legno scuro è come entrare in un film. Da lì, ci siamo mossi verso Grafton Street, la via dello shopping, dove i musicisti di strada suonavano nonostante il freddo pungente, sicuramente alimentati da un paio di pinte in corpo.

La sera, inevitabile, abbiamo messo piede nel Temple Bar District. Non importa quanto turistico sia, è impossibile non restare colpiti dalle facciate colorate, le luci di Natale e i suoni di violini e chitarre che escono dai pub. Una pinta di Guinness in mano e già ci sembrava di aver iniziato a festeggiare.

il temple bar - nuovi esploratori

Giorno 2: tra storia e parchi

Il secondo giorno lo abbiamo dedicato alla cultura e alla storia della città. La prima tappa è stata la Cattedrale di San Patrizio, imponente e affascinante, seguita dalla Christ Church Cathedral, altrettanto suggestiva con la sua cripta medievale, molto fotogenica per chi come me ama la street fotography.

Dopo il giro religioso-storico, ci siamo concessi una passeggiata nel St. Stephen’s Green, un parco che, anche in inverno, mantiene un fascino particolare. È un luogo perfetto per prendersi un momento di respiro prima di tornare a immergersi nella vivacità urbana.

viaggio in irlanda in inverno

Il pomeriggio lo abbiamo passato visitando il Museo Nazionale d’Irlanda e poi con una sosta immancabile alla Guinness Storehouse, dove non solo scopri come nasce la birra più famosa d’Irlanda, ma puoi anche gustarla nel Gravity Bar, con una vista panoramica spettacolare su tutta Dublino.

La sera, cena in un piccolo ristorante vicino a Camden Street, noi scegliemmo il Camden Rotisserie, poi un altro giro di pub, questa volta più tranquilli rispetto al caos di Temple Bar. Ci serviva energia: il grande giorno stava arrivando.

Giorno 3: la notte di Capodanno a Dublino

Il 31 dicembre è stato il giorno che più aspettavamo. Dopo una mattina di passeggiata tra le strade addobbate e un pranzo leggero (per ovvi motivi), ci siamo preparati a vivere il nostro Capodanno a Dublino.

Siamo tornati a Temple Bar, dove l’atmosfera era elettrica: musica dal vivo, cori improvvisati, risate e brindisi ovunque. Gli irlandesi, si sa, sono grandi bevitori, ma anche grandi intrattenitori: scherzano, ti offrono da bere, ti raccontano storie come se ti conoscessero da sempre.

La sorpresa più grande però è arrivata con lo scoccare della mezzanotte. Dopo i brindisi, le urla e gli abbracci, piano piano i pub hanno iniziato a svuotarsi. Alle due di notte eravamo praticamente per strada, increduli. Per noi italiani, abituati a tirare fino alle cinque del mattino, è stato uno shock culturale. A Dublino si festeggia intensamente, ma per poche ore: il resto lo lasci alla birra già bevuta.

E così, con le orecchie ancora piene di musica e le guance rosse dal freddo e dall’alcol, siamo tornati in hotel a un orario che in Italia sarebbe quasi un “aperitivo post discoteca”.

capodanno a dublino

Giorno 4: il recupero e un ultimo sguardo all’Irlanda

Il primo giorno dell’anno non poteva che essere dedicato al recupero. Colazione abbondante e poi, come ogni buon turista con il fegato provato, ci siamo concessi un fish & chips croccante accompagnato da una pinta leggera.

Il primo pomeriggio lo abbiamo passato in un pub meno turistico, immersi in un’atmosfera calda e autentica. Un gruppo di musicisti suonava musica tradizionale irlandese, la gente batteva il tempo con i piedi e, per qualche ora, abbiamo avuto la sensazione di far parte di una piccola comunità locale.

nuovi esploratori

Ma non potevamo ripartire senza un’ultima avventura. Il 1 gennaio abbiamo preso parte a una gita veloce a Howth, un villaggio di pescatori a mezz’ora da Dublino. Camminare lungo le scogliere, con l’oceano che sbatteva forte e i gabbiani che urlavano, è stato il modo perfetto per iniziare il nuovo anno e salutare l’Irlanda. Un panorama che ti resta dentro e che contrasta meravigliosamente con il caos della notte di Capodanno.

E tu? vorresti passare un capodanno in Irlanda? Fammelo sapere nei commenti!

Buona avventura in Irlanda, Nuovi Esploratori!

Marco Orioni

Da 10 anni a questa parte ho visitato quasi tutta l’Europa e l’Asia. Ho fatto del viaggio e della crescita personale un motivo di vita che mi ha portato a scrivere un libro. All’alba dei trent’anni ho deciso di condividere le mie esperienze, sperando di poter aiutare qualcuno a vivere a pieno la propria vita, in viaggio e non.

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