Squali balena e tartarughe: le nostre esperienze acquatiche più adrenaliche

Al momento stai visualizzando Squali balena e tartarughe: le nostre esperienze acquatiche più adrenaliche

Come ho ampiamente descritto nel mio altro articolo ‘E’ Etica l’esperienza con gli Elefanti in Thailandia?’, viaggiando, più volte ci siamo ritrovati a valutare varie esperienze più o meno adrenaliniche. D’altronde, cosa sarebbe un viaggio senza provare alcune tradizioni o attività tipiche di una zona?

Ci siamo spesso interrogati in merito a questo, perché il nostro desiderio di scoprire cose nuove a volte entrava in contrasto con la necessità di risparmio economico. Tuttavia, abbiamo ritenuto che alcune esperienze non si potessero tralasciare, a costo di dover anticipare il nostro ritorno.

Tra queste, nuotare con le tartarughe e con gli squali balena. Come con l’esperienza con gli elefanti, anche qui ci siamo a lungo interrogati su quanto fossero etiche come attività, ci siamo informati e alla fine la curiosità ha preso il sopravvento. Com’è andata? Scopritelo leggendo questo articolo!

squali balena

DISCLAIMER

In questo articolo parlerò della mia esperienza personale, per cui potenzialmente non condivisibile da tutti. Il mio scopo non è quello di criticare altri. Ritengo però che leggere un articolo così, prima di partire, mi sarebbe stato molto d’aiuto, per questo ho deciso di parlarne

Per chi non avesse letto l’altro articolo sopra citato, riporto alcuni concetti che penso siano importanti per poter poi continuare con il mio racconto e le mie considerazioni. Se invece hai già letto il mio articolo ‘E’ Etica l’esperienza con gli Elefanti in Thailandia?’, salta queste voci e vai direttamente a ‘la nostra esperienza personale’! (guarda indice)

Qual è la definizione di etica?

Partiamo dalle basi. L’etica, secondo la definizione Treccani, viene considerata ‘ogni dottrina o riflessione speculativa intorno al comportamento pratico dell’uomo’. In pratica, l’etica studia i fondamenti che permettono di distinguere i comportamenti umani in giusti e leciti oppure, al contrario, in ingiusti ed illeciti.

Vien da sé quindi che un’attività può essere considerata etica o meno a seconda che segua o no determinate condizioni e criteri che la distinguono in esperienza ‘buona’ o ‘cattiva’. È però davvero così semplice questa distinzione?

Perché è importante porsi questa domanda?

Nel corso degli anni, è cresciuta la sensibilità (in passato sconosciuta) rispetto a determinati temi, tra cui questo dell’eticità. Grazie al lavoro di tante associazioni animali infatti, è risultato sempre più chiaro come determinate pratiche pubblicizzate come nobili e attente al benessere della fauna, nascondano invece una realtà più inquietante, fatta di abitudini disumane e crudeli.

Mai come ora, è quindi importante porsi le giuste domande per evitare di arricchire e sponsorizzare determinati ingranaggi dell’industria del viaggio che altro non fanno che guadagnare alle spalle di povere creature.

squali balena

Quando un’attività può essere considerata etica?

Da questa premessa, sorge quindi spontanea una domanda. Quali sono i criteri chiave per considerare etica o meno un’attività? Credo che una risposta semplice non esista, tuttavia vi sono alcune considerazioni che possono aiutarci a fare questa valutazione.

In generale, un’attività che coinvolge gli animali può essere considerata etica quando è orientata al benessere e al rispetto degli stessi, evitando lo sfruttamento e promuovendo un approccio educativo e responsabile. In particolare, l’esperienza deve garantire che gli animali vengano trattati con rispetto e abbiano libero accesso a cibo, acqua e spazio adeguati alle loro esigenze.

L’attività inoltre dovrebbe educare il pubblico sul rispetto degli animali, sulla loro importanza per l’ecosistema e sui problemi legati alla loro commercializzazione.

Ancora, non deve prevedere pratiche che sfruttano o degradano gli animali, come ad esempio spettacoli circensi, combattimenti o utilizzo per scopi commerciali.

Infine, non dovrebbe interferire con animali selvatici, né avvicinarli, né nutrirli o disturbare il loro habitat. Perchè vi domanderete? Questo perchè comporterebbe poi lo sviluppo di una forma di dipendenza dall’uomo che limiterebbe la loro libertà e che farebbe perdere loro i vari istinti di cui invece sono originariamente dotati.

Quando un’attività viene considerata non etica?

Vien da sè quindi che se un’attività non rispetta i criteri definiti nel paragrafo precedente, allora non può essere considerata etica. Tuttavia, è così semplice?

In alcuni casi secondo me, è facile farsi ingannare da pubblicità con parole nobili, come ad esempio ‘vieni a visitare il santuario degli elefanti!’, oppure ‘un progetto etico e sostenibile’, o ancora ‘rifugio per animali’. I venditori infatti sono consapevoli delle modalità in cui promuovere certe esperienze e per invogliare, anche i più attenti, a partecipare a certe pratiche non del tutto chiare.

Personalmente, crediamo che non sia tutto bianco o nero, ma che ci siano delle zone grigie per cui, sebbene vengano rispettati dei criteri di eticità, l’esperienza non possa essere definita del tutto sostenibile.

Scimmie Malesia

La nostra esperienza personale

Come settima destinazione del nostro viaggio lungo oltre 6 mesi (in ordine: Singapore, Malesia, Thailandia, Vietnam, Cina, Giappone, Filippine e Indonesia), siamo finalmente giunti nelle Filippine. In particolare, abbiamo trascorso alcuni giorni a Manila, la capitale, per poi successivamente spostarci presso l’isola di Palawan, a seguire Cebu, Siquijor, per poi far ritorno alla capitale e infine spostarci a Bali. 

Fu proprio nell’isola di Cebu che, tra le varie esperienze adrenaliniche che provammo, come il canyioning (che consiglio assolutamente), potemmo nuotare con le tartarughe e con gli squali balena. Le due avventure tuttavia, sebbene possano sembrare simili, avvennero in contesti e modalità totalmente diverse.

Nuotare nelle Filippine con le tartarughe

La prima innanzitutto, avvenne presso la località di Moalboal, nella costa occidentale di Cebu, e fu del tutto inaspettato. Ricordo ancora come avvenne: io ero sdraiata in spiaggia a prendere il sole, Marco invece indossava già la maschera da snorkeling e si era tuffato in mare.

Ero lì, a crogiolarmi al sole con la mano immersa nella sabbia bollente quando sentii ‘Giulia! Giuliaaaaaaaaa!’. Panico. Mi alzai di scatto e lo cercai al largo convinta che si fosse fatto male o che qualcosa di brutto stesse accadendo, finchè lo avvistai ‘una tartarugaaaa! Giulia c’è una tartarugaaaa!’ mi urlò tutto entusiasta.

Ridendo, indossai a mia volta la maschera da snorkeling e corsi in acqua sperando di non perdermi il nostro primo avvistamento di una tartaruga. Arrivai dove c’era lui che mi indicò sott’acqua e la vidi: maestosa, si trovava sul fondo marino mentre si cibava di alghe. Attorno a noi nessuno, solo noi. Un momento magico.

squali balena

Entrambi immersi in acqua ad ammirarla e nuotare con lei, che sembrava quasi giocare con noi. Rimanemmo a debita distanza per non infastidirla o farla scappare, così come non la tocchiamo. Eravamo semplicemente lì, assorti in quella sorta di bolla, un attimo dove sembrava che il tempo si fosse fermato mentre eravamo solo noi 3 ad osservarci curiosi. Nuotare nelle Filippine diventò presto un’esperienza unica.

Nuotare con gli squali balena

Completamente diversa fu invece l’esperienza con gli squali balena.

Ci recammo ad Oslob, a sud della costa di Cebu. Questo paesino infatti, dove di fatto c’è poco niente, è conosciuto proprio per questa attività che ti permette di andare al largo su una barchetta e di nuotare con queste creature meravigliose, gli squali balena. Così prenotammo la nostra nuova esperienza: nuotare nelle Filippine con i giganti del mare.

La mattina bisognava presentarsi molto presto al punto di ritrovo, in quanto la coda, sebbene il biglietto, iniziava a formarsi già alle 6 del mattino. Oltre al desiderio di vivere l’esperienza all’alba, c’era anche la speranza di non rimanere ore in attesa sotto il sole, per cui noi alle 6.30 eravamo già lì, in attesa.

C’era già una coda incredibile, pensate che in media ogni giorno questa attività accoglie centinaia e centinaia di turisti. Dopo qualche ora, ci fecero salire su una barchetta (di circa 7-8 persone ciascuna) per andare al largo. Ogni turno durava circa mezz’ora, in totale una decina di barchette distribuite lungo una linea immaginaria in mare.

Muniti ciascuno di materiale da snorkeling, al grido ‘jump!’ tutti (adulti e bambini) ci tuffammo in acqua, ed eccoli lì. 3 esemplari di squali balena che nuotavano alla ricerca di cibo, gettato dai barcaioli.

squali balena

Dal punto di vista emotivo, fu un’esperienza fortissima: il cuore in gola, che batteva a mille man mano che queste immense creature (tra i 5,5 e i 10 metri di lunghezza!) si avvicinavano a noi che quasi ‘scappavamo’ per paura di essere centrati. Tranquilli, i squali balena sono totalmente innocui, non si cibano di carne, però credetemi che vederli avvicinarsi con la bocca aperta faceva davvero impressione!

Come previsto, dopo mezz’ora ci fecero risalire in barca per tornare al punto di partenza.

Indubbiamente, le due attività si svolsero in maniera totalmente differente, anche se le emozioni furono ugualmente forti in entrambi i casi.

Considerazioni

Come appena detto, le due esperienze, sebbene ugualmente emozionanti, furono molto diverse tra loro.

La prima avvenne in un momento completamente inaspettato, in modo gratuito, nell’ambiente naturale della tartaruga ed evitando qualsiasi forma di intromissione: stavamo semplicemente lì, persi ad osservarla. Potrei quindi dire che, con ogni probabilità, l’attività si sia svolta nella maniera più etica possibile.

La seconda invece, fu molto diversa. Innanzitutto pagammo un biglietto per un’attività che da anni accoglie un turismo di massa sempre crescente. Vi domanderete, com’è iniziato il tutto? Chi ha avuto l’idea di nuotare nelle Filippine con le Balene?

A quanto pare tutto iniziò un po’ per caso qualche anno fa. Alcuni esemplari di squalo balena frequentavano la zona ed i pescatori locali cominciarono a dar loro da mangiare per tenerli lontani dalle barche mentre stavano lavorando. Queste creature così si abituarono e rimasero sempre più spesso nei paraggi, anziché migrare come farebbero in natura. Poi a catena: si sparse la voce, alcuni proposero di pagare i pescatori per avere la possibilità di vedere questi animali da vicino finchè non si sviluppò in un’attività altamente organizzata.

L’attività è da considerarsi etica? Non direi… Sebbene i pescatori impediscano duramente ogni tentativo di contatto con gli squali, non vengono rispettati i criteri citati inizialmente.

Dunque, che fare? Valutare alternative che magari prevedano una maggiore sostenibilità del progetto, a discapito della sicurezza, che invece questa opzione dà, di vedere effettivamente questi animali.

Conclusione

Non è facile, come dicevo nell’articolo ‘E’ Etica l’esperienza degli Elefanti in Thailandia?’ secondo me non  esistono solo il bianco e il nero, in alcuni casi è difficile riuscire a garantire un’attività totalmente etica, nell’immaginario sarebbe il volere di tutti ma poi nella pratica diventa un po’ più complicato.

L’importante personalmente credo sia fare scelte consapevoli delle conseguenze che da ciò possono derivare, sapendo di non poter rivoluzionare il mondo ma contribuendo ad una diminuzione del maltrattamento degli animali.


Buone esperienze nel mondo!

Giulia Dal Bianco

Da classica figlia modello a spirito libero in pochi anni. Grazie ai viaggi, ho scoperto diverse culture affascinanti e insieme a loro, una nuova me, più profonda e coraggiosa. Desidero condividere le mie esperienze per dare consigli autentici e permettere a tutti di vivere il proprio viaggio personale, fisico o meno.

Lascia un commento