È Etica l’esperienza con gli Elefanti in Thailandia?

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Viaggiando 7 mesi in Asia, più volte ci siamo trovati circondati da venditori ambulanti di ogni tipo, dallo street food alle guide locali. Venivano spesso sponsorizzate anche varie attività, dal corso di cucina allo snorkeling o simili. Ovunque tu sia, tutti cercano di vendere attività più o meno popolari per trovare un guadagno dal turismo di massa sempre più in aumento.

In alcune occasioni però, ci siamo ritrovati a chiederci personalmente se una specifica attività potesse essere considerata etica e quali fossero le condizioni perché venisse valutata come tale. Alcune esperienze proposte infatti erano chiaramente non etiche, basti pensare a chi per strada vende ai turisti la possibilità di scattare un selfie con l’animale di turno, addomesticato per scopi commerciali.

Per altre invece, ci siamo interrogati a lungo. In questo articolo in particolare, parleremo di un’esperienza che ci ha emozionati, ma allo stesso tempo lasciati con qualche dubbio: la visita presso il santuario degli elefanti.

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DISCLAIMER:

In questo articolo parlerò della mia esperienza personale, per cui potenzialmente non condivisibile da tutti. Il mio scopo non è quello di criticare altri. Ritengo però che leggere un articolo così, prima di partire, mi sarebbe stato molto d’aiuto, per questo ho deciso di parlarne

Qual è la definizione di etica?

Partiamo dalle basi. L’etica, secondo la definizione Treccani, viene considerata ‘ogni dottrina o riflessione speculativa intorno al comportamento pratico dell’uomo’. In pratica, l’etica studia i fondamenti che permettono di distinguere i comportamenti umani in giusti e leciti oppure, al contrario, in ingiusti ed illeciti.

Vien da sé quindi che un’attività può essere considerata etica o meno a seconda che segua o no determinate condizioni e criteri che la distinguono in esperienza ‘buona’ o ‘cattiva’. E’ però davvero così semplice questa distinzione?

Perché è importante porsi questa domanda?

Nel corso degli anni, è cresciuta la sensibilità (in passato sconosciuta) rispetto a determinati temi, tra cui questo dell’eticità. Grazie al lavoro di tante associazioni animali infatti, è risultato sempre più chiaro come determinate pratiche pubblicizzate come nobili e attente al benessere della fauna, nascondano invece una realtà più inquietante, fatta di abitudini disumane e crudeli.

Mai come ora, è quindi importante porsi le giuste domande per evitare di arricchire e sponsorizzare determinati ingranaggi dell’industria del viaggio che altro non fanno che guadagnare alle spalle di povere creature.

Quando un’attività può essere considerata etica?

Da questa premessa, sorge quindi spontanea una domanda. Quali sono i criteri chiave per considerare etica o meno un’attività? Credo che una risposta semplice non esista, tuttavia vi sono alcune considerazioni che possono aiutarci a fare questa valutazione.

In generale, un’attività che coinvolge gli animali può essere considerata etica quando è orientata al benessere e al rispetto degli stessi, evitando lo sfruttamento e promuovendo un approccio educativo e responsabile. In particolare, l’esperienza deve garantire che gli animali vengano trattati con rispetto e abbiano libero accesso a cibo, acqua e spazio adeguati alle loro esigenze.

L’attività inoltre dovrebbe educare il pubblico sul rispetto degli animali, sulla loro importanza per l’ecosistema e sui problemi legati alla loro commercializzazione.

Ancora, non deve prevedere pratiche che sfruttano o degradano gli animali, come ad esempio spettacoli circensi, combattimenti o utilizzo per scopi commerciali.

Infine, non dovrebbe interferire con animali selvatici, né avvicinarli, né nutrirli o disturbare il loro habitat. Perchè vi domanderete? Questo perchè comporterebbe poi lo sviluppo di una forma di dipendenza dall’uomo che limiterebbe la loro libertà e che farebbe perdere loro i vari istinti di cui invece sono originariamente dotati.

Quando un’attività viene considerata non etica?

Vien da sè quindi che se un’attività non rispetta i criteri definiti nel paragrafo precedente, allora non può essere considerata etica. Tuttavia, è così semplice?

In alcuni casi secondo me, è facile farsi ingannare da pubblicità con parole nobili, come ad esempio ‘vieni a visitare il santuario degli elefanti!’, oppure ‘un progetto etico e sostenibile’, o ancora ‘rifugio per animali’. I venditori infatti sono consapevoli delle modalità in cui promuovere certe esperienze e per invogliare, anche i più attenti, a partecipare a certe pratiche non del tutto chiare.

Personalmente, crediamo che non sia tutto bianco o nero, ma che ci siano delle zone grigie per cui, sebbene vengano rispettati dei criteri di eticità, l’esperienza non possa essere definita del tutto sostenibile.

La nostra esperienza personale

Personalmente, io e Marco prima di arrivare in Thailandia non ci eravamo mai posti questo genere di domande, dal momento che non ci eravamo mai ritrovati prima a valutare esperienze di questo tipo. Ci siamo informati in internet, abbiamo cercato di farci un’idea di cosa potesse essere l’etica per noi e abbiamo valutato varie opzioni per cercare di fare la scelta più sostenibile possibile, anche se non è stato facile.

A posteriori, ora che sto scrivendo questo articolo e ho visitato buona parte del mondo, mi risultano più logiche e chiare certe considerazioni rispetto a un tempo, anche perché dovevamo tener conto di diverse variabili, il costo, in primis.

Stavamo infatti cercando di risparmiare il più possibile per permetterci di viaggiare a lungo. Inoltre, sebbene i due mesi trascorsi in Thailandia, non era in programma di vederne ogni singolo angolo, pertanto volevamo trovare qualcosa che fosse facilmente raggiungibile e parte di un itinerario sensato.

Insomma, dopo diversi ragionamenti, optammo per il Green Elephant Sanctuary di Phuket (fate attenzione, ce ne sono davvero molti e tutti con un nome abbastanza simile). Al momento di stesura dell’articolo (giugno 2025), sembra risultare chiuso.

Il tour presso questo Santuario degli Elefanti prevedeva una mattinata così suddivisa:

  • tour guidato del parco con presentazione in inglese della fondazione e dello scopo dello stesso, ovvero quello di tutelare, proteggere e sostenere tutti quegli elefanti che per anni hanno subìto abusi da parte dei loro proprietari e che, per varie ragioni (fuga, vendita o altro), si ritrovano improvvisamente senza dimora
  • possibilità di avvicinarsi a loro, anche se non a tutti, ad esempio il piccolo elefantino veniva tenuto a debita distanza
  • possibilità (e qui viene la parte dolente) di dar loro da mangiare e fare il bagno con loro nel fango
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Ammettiamo che l’eperienza nel complesso è stata emozionante e divertente, mentirei se dicessi che non è stato magico vedere queste immense creature ad una distanza così ravvicinata e poter sfiorare la loro pelle così ruvida e ricoperta di corta peluria. Nel complesso, sembrava anche che gli animali venissero effettivamente protetti e trattati bene, non abbiamo visto cose poco piacevoli o avuto l’idea che qualcuno di loro venisse in realtà maltrattato.

Certo è che non rispetta i criteri sopra citati. Abbiamo pagato per un’attività che interferisce, anche se teoricamente a scopo benefico, con animali selvaggi, e che attira turisti con lo scopo di commercializzare e guadagnare dalla possibilità offerta di vivere momenti unici con questi.

Non abbiamo poi la certezza (anche se penso che questa raramente si possa avere) che poi, a parco chiuso, questi animali non subiscano effettivamente maltrattamenti allo scopo di abituarli a stare così in contatto con l’essere umano.

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Considerazioni finali

Riassumento quanto appena raccontato, l’esperienza ci è chiaramente piaciuta ed è stata emozionante, mentirei a dire il contrario. Tuttavia, una volta usciti da lì ci siamo posti delle domande che ci ha inevitabilmente (e fortunatamente direi) portati a voler approfondire questo argomento e chiarire determinati punti che ora ci ritroviamo a condividere con voi.

Abbiamo infatti visto insieme come il concetto etico/non etico, per quanto logico a volte, non sempre risulti così chiaro, soprattutto quando entra in gioco la pubblicità ingannevole. Per carità, ognuno è dotato di una testa con cui poter ragionare e compiere scelte, però non è sempre così facile.

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Conclusione

Nonostante l’attività sia stata piacevole e divertente, se ci ritrovassimo di fronte a una scelta simile da compiere, con la cognizione di adesso, opteremmo per un’alternativa più sostenibile e che quindi ci desse meno il ‘brivido’ di toccare un elefante, quanto più la consapevolezza di contribuire al bene del pianeta.

Attenzione!

In Thailandia avrete occasione di vedere diversi elefanti in diversi ambienti, molti di questi lungo le strade con un baldacchino sulla schiena dove poter ospitare i turisti per un tour guidato. Mi raccomando, non accettate! Questa è un’attività turistica sicuramente non etica, che comporta tanta sofferenza all’animale. Il peso dei turisti sulla schiena infatti, comporta una modifica innaturale della loro colonna vertebrale, con ferite e dolori.

Spesso queste creature inoltre, verranno punte dai proprietari con delle lance per spingerli a proseguire il tour oppure abbassarsi per permettere ai turisti di salire. Uno spettacolo a dir poco triste. Non contribuite a quest’attività disumana.

Buone esperienze etiche e sostenibili a tutti!

Giulia Dal Bianco

Da classica figlia modello a spirito libero in pochi anni. Grazie ai viaggi, ho scoperto diverse culture affascinanti e insieme a loro, una nuova me, più profonda e coraggiosa. Desidero condividere le mie esperienze per dare consigli autentici e permettere a tutti di vivere il proprio viaggio personale, fisico o meno.